150 acri by Melinda Moustakis

150 acri by Melinda Moustakis

autore:Melinda Moustakis [Moustakis, Melinda]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni di Atlantide
pubblicato: 2024-04-14T22:00:00+00:00


Capitolo 21

NEL BAGLIORE DEI RAZZI

FEBBRAIO

Aria gelida e nebbia fitta, bianca come la morte, immobile e bassa. Spuntano le nere cime degli abeti, e Lawrence cammina senza meta sulla neve. Un bambino in arrivo è una buona notizia, costruire la casa gli ha riempito la mente di chiodi e tronchi e misure, e poi la partenza di Joseph una volta finiti i lavori, e la morte della madre di Marie, ha perso il conto dei giorni e si è scordato del venti di ottobre, diversamente dal solito non ci ha fatto caso. Ma c’erano state le notti in bianco, e poi l’elicottero del sito di Nike, e adesso, nell’attesa dell’inverno, nelle ore di buio, non la smette di pensare a quell’errore. Sette anni fa, il suo unico salto ufficiale da paracadutista, l’aereo, il vagone volante, il rombo del motore, il sudore e l’agitazione, non c’è spazio, sono tutti stipati, è seduto a terra con le ginocchia piegate, l’ordine, In piedi, ma solo lui riesce a reggersi, il pesante equipaggiamento caricato sul petto, lo zaino, l’acqua, le scorte, le razioni, il fucile. Afferra le cinghie del soldato alla sua sinistra e lo tira su, ogni soldato aiuta un altro ad alzarsi, in attesa del segnale, e poi la luce verde, e la corrente d’aria fredda e fina, il sollievo nel sentirsi senza peso, e tira la corda di sgancio, e la calotta si inclina e si gonfia, e tutto intorno uno sbocciare di paracaduti bianchi, e come sono marroni e brulle le montagne, e i campi di riso spogli, lì sotto, i confini dei terreni un garbuglio, chi li ha tracciati, chi ha deciso, e prega che i cecchini sbaglino mira mentre dirige la calotta, gomiti in dentro, ginocchia piegate, mento contratto, i piedi prima in avanti e poi verso la schiena, nel bagliore dei razzi, nel cuore dell’assalto.

Sa che Marie, a casa, si starà preoccupando. La nebbia ghiacciata si insinua nella luce, ingiallisce all’orizzonte, Lawrence si sposta lentamente, attento a non turbare l’aria. Ricorda che erano atterrati a nord di Pyongyang, e il giorno successivo avevano camminato lungo la ferrovia, poi avevano attraversato una valle ed era lì che il battaglione nemico aveva teso un’imboscata, con mortai e cannoni, una deflagrazione dopo l’altra, il fragore che gli rombava nelle orecchie, i pennacchi di fumo, le chiamate all’ufficiale medico, l’ordine di ritirarsi a ovest, e non guarda il sangue altrimenti sta male e diventa inutile alla causa. Wilson, il medico, porta un soldato in salvo, ma poi avanza, si spinge più in alto, Lawrence sente un ronzio nelle orecchie una volta terminati gli spari, non c’è nemmeno un graffio, nemmeno una ferita sul suo corpo. Un’altra notte in attesa dell’attacco, la baionetta sul fucile, Lawrence non si muove, il boato degli elicotteri in arrivo per i feriti, tantissimi sono dispersi, e Wilson è disperso, e una pattuglia lo trova, ferito, il suo corpo ha fatto da scudo a quello di un altro soldato – era tornato indietro, aveva sentito che c’era un uomo a terra.



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